Aaron era un giovane idealista, come ce ne son tanti del resto.

Parlo dell’idealismo della gioventu’, che ha formato gia’ molti di noi,
che ci ha dato spesso rifugio; parlo della capacita’ del giovane ribelle
di trovare sempre una patria nell’ingiustizia, nella capacita’ di vedere
nelle ingiustizie occasioni sempre nuove di unirsi alla lotta per i
diseredati piuttosto che approfittarsi di loro.

Negli anni delle BBS, quando Aaron era appena nato, il motto in voga per
quello che poi si trasformo’ nel movimento degli attivisti della Rete
era: “Information wants to be Free“, le informazioni vogliono essere
Libere. Questo motto ha lasciato un segno su tutti noi, che ci siam
cresciuti e che abbiamo sperimentato  quanto sia utile avere accesso al
sapere, alla conoscenza, alla possibilita’ di auto-formarsi. Un punto
sempre piu’ importante questo, proprio oggi che la scuola pubblica e
laica viene picconata sempre piu’ aspramente dal potere, paradossalmente
anche quello statale.

Questa era la visione che porto’ Aaron Swartz a scrivere e lanciare uno
script che scarico’ svariati articoli accademici dall’archivio JSTOR
usando il suo accesso al MIT. Un accesso che molti di noi usano come un
privilegio sopra gli altri, piuttosto che un’opportunita’ di liberazione
collettiva. Un atto coraggioso che gli e’ costato, il 19 luglio 2011,
una prima condanna dalla corte di Boston per aver scaricato 4.8 milioni
di articoli, di cui 1.7 milioni a pagamento, con una possibile penale di
35 anni di carcere ed 1 milione di dollari di multa per frode
telematica.
http://bits.blogs.nytimes.com/2011/07/19/reddit-co-founder-charged-with-data-theft/

http://act.demandprogress.org/sign/support_aaron

Due anni fa, Aaron aveva solo 24 anni.

E negli gli ultimi 24 anni JSTOR aveva speso ben piu’ soldi per impedire
che chiunque potesse operare tale “frode” di quanti ne venissero chiesti
in multa ad Aaron: eppure i responsabili di questa in/sicurezza
gravemente punita, che si son visti bucare il sistema da un
ventiquattrenne curioso ed idealista, non sono coinvolti nel processo.

Ma non e’ questo il punto. E non dobbiamo ricordare Aaron per questo
atto di coraggio ed idealismo in cui si e’ esposto per mettere a nudo
una chiara contraddizione del sistema accademico, una contraddizione con
la quale l’Accademia dovra’ avere a che fare negli anni a venire,
speriamo senza risolvere tutto in atteggiamenti oscurantisti degni del
medio evo.

Aaron era un coder di talento, ha scritto software e lo ha fatto bene:
documentando, chiarendo le specifiche, pubblicando secondo canoni anche
piu’ rigorosi di quelli dell’Accademia che lo ha temuto cosi’ tanto da
volerlo mettere in galera. A lui va attribuita l’invenzione dell’RSS, il
sistema contraddistinto da un punto con due parentesi crescenti verso
destra su campo arancione, ad oggi onnipresente su web.  Il sistema RSS
ha rivoluzionato il web permettendo ai siti di includere notizie in modo
reciproco ed indipendente, una tecnologia che riflette a pieno l’ideale
positivo della condivisione del sapere e della circolazione delle
informazioni.  L’RSS e’ un pezzo di architettura dell’internet cosi’
geniale e minimale da ispirare o addirittura essere una componente
fondamentale in sistemi commerciali come Twitter e svariati altri Social
Network, insomma uno dei pochi pezzi del Web 1.0 che e’ sopravvissuto
fino ad oggi, anzi possiamo dire ha dato il via al cosiddetto Web 2.0.

Tutto questo, scritto da un ventenne un po’ nerd.

Un ventenne che pochi giorni fa si e’ suicidato, senza dubbio afflitto
dalle pesanti accuse giudiziarie nei suoi confronti e dall’idea di
passare anni in una prigione, disconnesso, senza poter consumare
quell’amore spassionato per la Liberta’ che muove molti di noi. Un
giovane come altri geni della rete Americani che han deciso di lasciarci
di recente: Len Sassaman, Gene Kan…  Cosa li abbia portati a prendere
la piu’ drastica delle decisioni, nessuno puo’ dirlo ad oggi, ma cio’
che e’ certo e’ che hanno combattutto prima di rassegnarsi cosi’, lo
hanno fatto con tutto il loro coraggio, per la dignita’ di ideali che
non devono morire con loro, fino ad essere confrontati con la dura
realta’ ed essere seppelliti dalle logiche mercantili di Rupert Murdoch
e simili vecchie lobby di potere.

Il nostro  movimento non deve morire con nessuno di loro, ma deve
raccogliere questo tristissimo episodio come un segnale d’allarme:
dobbiamo imparare ad occuparci meglio dei nostri corpi e non solo delle
nostre menti, dobbiamo curare noi stessi e non solo consumarci
nell’amore per gli altri, dobbiamo evitare passi che espongano le
singole persone, isolandole, ma piuttosto agire come moltitudine.

Che la notte ti sia leggera Aaron.

tratto da una mail di Jaromil in lista Hackmeeting Italia in data 15/01/2013

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